Mobilità elettrica, la sfida delle infrastrutture di ricarica

Nell’Ue solo quattro Stati membri possono vantare più di dieci punti di rifornimento di energia ogni cento chilometri. Nei Paesi Bassi si concentra il 30 per cento di tutte le colonnine. Grande divario tra Europa occidentale e orientale

Il sistema infrastrutturale si sta dimostrando la vera sfida per la diffusione della mobilità elettrica in un’Unione europea che si è posta obiettivi ambiziosi di decarbonizzazione. Il grande divario tra i Paesi membri per quanto riguarda i punti di ricarica potrebbe rappresentare un ostacolo per gli obiettivi del pacchetto di misure “Fit for 55” adottato dalla Commissione a luglio, che deve ancora ricevere l’approvazione del Parlamento Ue. Il pacchetto prevede entro il 2030 una riduzione delle emissioni del 55 per cento rispetto agli anni Novanta favorendo nei fatti la produzione e la vendita di veicoli elettrici rispetto ad altre tipologie di motorizzazione.

 

In base a una ricerca condotta dall’European Automobile Manufacturers’ Association (Acea) 18 Stati membri dell'Ue hanno meno di cinque punti di ricarica per cento chilometri di strade mentre solo quattro Paesi ne hanno più di dieci. In fondo alla lista figurano Lituania, Grecia, Polonia, Lettonia e Romania che hanno una media di 0,5 punti di ricarica ogni cento chilometri, mentre i più virtuosi sono Paesi Bassi (47,5), Lussemburgo (34,5), Germania (19,4), Portogallo (14,9) e Austria (6,1).

 

Nell’ambito del pacchetto sul clima “Fit for 55” pubblicato a luglio, la Commissione europea ha proposto che entro il 2030 le emissioni di anidride carbonica delle nuove auto dovrebbero essere del 55 per cento inferiori ai livelli del 2021, rispetto all'obiettivo del 37,5 per cento per il 2030 fissato solo tre anni fa. Secondo il direttore generale di Acea, Eric-Mark Huitema, “i consumatori non saranno in grado di passare ai veicoli a emissioni zero se non ci sono abbastanza stazioni di ricarica e rifornimento lungo le strade in cui guidano”. Se i cittadini di Grecia, Lituania, Polonia e Romania devono percorrere 200 o più chilometri per trovare un caricabatterie, “non possiamo aspettarci che siano disposti ad acquistare un'auto elettrica”, ha spiegato Huitema.

Dall’analisi pubblicata da Acea emerge un dato di particolare rilievo, ovvero la disomogeneità nella distribuzione delle infrastrutture di ricarica, tutte concentrate tra Paesi Bassi, Lussemburgo e Germania, con Paesi vasti come la Polonia che contano un solo punto di ricarica ogni 250 chilometri.

 

Ad oggi nell’Ue sono 224.237 i punti di ricarica disponibili di cui il 30 per cento nei Paesi Bassi (66.665), il 20,4 per cento in Francia (45.751) e il 19,9 per cento in Germania (44.538). Al quarto e quinto posto l’Italia e la Svezia rispettivamente con 13.073 e 10.370 punti ricarica. Insieme, i primi tre Paesi coprono il 23 per cento della superficie totale dell'Ue, ma rappresentano il 70 per cento di tutti i punti di ricarica per veicoli a ricarica elettrica (Ecv).

 

Un vasto paese come la Romania, circa sei volte più grande dei Paesi Bassi, conta solo 493 punti di ricarica, ovvero lo 0,2 per cento del totale dell'Ue, confermando anche il forte divario tra i Paesi dell’Europa occidentale, generalmente con un più alto prodotto interno lordo pro-capite, e quelli dell’Europa orientale. Da notare inoltre anche la dispersione sul territorio, in particolare in Francia che a differenza di Paesi Bassi e Germania, vede una media di 4,1 stazioni ogni cento chilometri. Il dato è significativo soprattutto se paragonato con l’Italia che avendo il 5,8 per cento dei punti di ricarica a livello Ue ha una media di 5,1 stazioni ogni cento chilometri.